Lo spettacolo in due atti, si propone di percorrere a grandi linee la vita della Santa, evidenziando gli aspetti più straordinari della sua parabola terrena, nonché seguire il suo percorso di santità. È posta particolare attenzione a quei temi che ancora oggi ci sembrano capaci di dialogo con un mondo paradossalmente secolarizzato: la mistica della povertà, la cultura del silenzio, l’ascolto del divino, la gioia della fraternità e la tenerezza per tutte le creature la cui bellezza esalta il Creatore.
Nella prima parte vengono presentati gli episodi più salienti della vita di Chiara giovinetta: la chiamata, il suo rapporto con Francesco, la decisione di abbandonare tutto per seguire Francesco, la consacrazione alla Porziuncola, la resistenza ai familiari e al mondo, i primi passi a San Damiano.
Nella seconda Francesco non c’è più, delle meraviglie della vita di Chiara e della diffusione della sua fama, ne parla il Cardinale Ugolino al Papa Innocenzo III, ora il mondo è visto dall’osservatorio di San Damiano, dove Chiara e le compagne sono “separate ma non divise dal mondo”.
Chiara compie il miracolo del pane, dell’olio, della liberazione di San Damiano e di Assisi dall’assalto delle truppe di Federico II. Ma il miracolo più grande è lei stessa, che ispirandosi totalmente al Vangelo, vive il suo “ministero” come servizio totale agli altri, tutti servendo e non volendo essere servita, abbracciando sull’esempio di Francesco, la santissima povertà. Chiara rivela una personalità e una coerenza del tutto eccezionali nell’affrontare le situazioni e gli assalti alle sue scelte che arrivano non solo dal mondo, ma dall’interno della stessa Chiesa e dalla sua stessa comunità.
Nello spettacolo vengono presentati tre momenti di questa battaglia di Chiara, ormai anziana e interpretata da una seconda attrice: in un dialogo teso e “alto” Chiara si confronta con il Cardinale Ugolino, ora papa Gregorio IX; in esso la sua difesa della santa povertà ha la meglio sulle argomentazioni terrene del papa. Nel secondo Chiara è alle prese con una monaca infelice, perché incerta della sua scelta; sa trovare le parole giuste per parlare al cuore ma soprattutto all’anima della monaca senza forzare, con garbo, con premura con delicatezza. Nel terzo episodio, Chiara ribadisce, con tono dolce ma irrevocabile, la fondatezza del rifiuto di ogni possesso e si congeda dalle sue consorelle e dal mondo con la scena del trapasso. La sua voce si fa canto sublime nel trasporto amoroso verso lo sposo celeste invocato con le parole più struggenti del “Cantico dei Cantici”.
Le parole del finale sono tratte dalla sua quarta lettera a S. Agnese di Praga, da esse traspare tutta la forza e il misticismo di Chiara d’Assisi che a 800 anni di distanza non cessa di commuovere e interessare.